Rifiuti in cantiere: frantoi e benne per lo smaltimento “smart”

settembre 25, 2023

Rifiuti in cantiere: frantoi e benne per lo smaltimento “smart”

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I rifiuti in cantiere: da materiali problematici per lo smaltimento a preziosa risorsa da reimpiegare nelle costruzioni grazie a frantoi e benne per il riciclaggio.


Lo smaltimento dei rifiuti in cantiere, quello per intenderci che deriva dalle attività di costruzione e, soprattutto, di demolizione è un tema che da sempre è sotto l’occhio del riflettore nel settore del construction, soprattutto in questi anni, di forte spinta alla transizione ecologica e di tendenza a una economia marcatamente circolare. Con queste premesse per quanto riguarda i materiali, un ruolo fondamentale lo hanno, oltre alle normative a cui attenersi, le tecnologie di trattamento e gestione dei rifiuti da cantiere, con la speranza di vedere ufficializzata una prassi normata al reimpiego dei conseguenti materiali di recupero.


Il contesto perfetto


La necessità di un reimpiego rapido dei rifiuti si sposa perfettamente con il momento storico di forte domanda di materiali edili da un lato, e dall’altro il costo e la sempre più difficile reperibilità delle materie prime, senza considerare i vincoli e le difficoltà nel trattamento dei materiali di risulta. Questi i confini in cui si gioca oggi la gestione e il riciclaggio degli scarti provenienti da costruzioni e demolizioni. Date queste premesse bisogna comunque tenere sempre ben presente che questi materiali sono classificati come rifiuti speciali e che quindi sono soggetti a una disciplina rigida circa la loro gestione che al loro eventuale riutilizzo. In Italia vengono prodotti annualmente circa 40 milioni di tonnellate di rifiuti inerti provenienti da opere di demolizione. Inerti il cui smaltimento dovrebbe avvenire attraverso il conferimento in discarica autorizzata. Al tempo stesso il reperimento di materiale inerte vergine da cava è divenuto progressivamente più difficoltoso a seguito delle politiche sempre più restrittive adottate dalle amministrazioni locali nei riguardi delle attività estrattive per tutelare il proprio territorio. Mancanza di controlli efficaci sullo smaltimento illegale, costi non trascurabili per quello legale (a partire dal trasporto in discarica dei rifiuti) carenza di discariche autorizzate per il recupero e il riciclo dei rifiuti: sono tutti elementi che spingono verso un efficientamento del trattamento e l’eventuale riciclaggio dei materiali di risulta.


La strada percorribile


Lo sviluppo dell’impiantistica finalizzata al trattamento dei residui da costruzione e demolizione da almeno 20 anni star trovando un notevole impulso grazie all’incremento costante dei costi di smaltimento in discarica. Tale incremento ha portato i produttori di rifiuti inerti a optare per il trattamento degli stessi isolando le componenti più pericolose e conferendo la restante parte alle discariche meno onerose, recuperando in tal modo altri materiali da riciclare nei cicli di produzione. Tutto ciò è stato reso possibile dalla diffusione, prima, degli impianti sia fissi che semoventi per la frantumazione e vaglio dei materiali di risulta, oltre che di numerosi modelli di attrezzature dedicate alla selezione primaria dei materiali, ovvero di attrezzature idrauliche come le benne frantumatrici, destinate all’installazione su escavatori o macchine per la movimentazione. L’impianto di recupero dei rifiuti da C&D dovrebbe essere in grado di suddividere il materiale in ingresso fondamentalmente in tre flussi: il materiale lapideo nuovamente utilizzabile (95%); la frazione metallica (0,1 %); la frazione indesiderata (carta, plastica, legno, impurezze). Le fasi necessarie per ottenere un prodotto di buona qualità partono innanzitutto dal controllo di qualità del materiale in ingresso. Si passa quindi alla preliminare separazione della frazione fine, che non viene addotta alla frantumazione, alla successiva riduzione granulometrica (frantumazione). Successivamente c’è poi la separazione dei metalli, alla raffinazione e alla rimozione della frazione leggera. La fase critica dell’intero processo è la frantumazione. Gli elementi più negativi di impatto sull’ambiente sono la produzione di polveri e le emissioni sonore. In tutte le fasi del processo vanno pertanto adottate opportune misure di contenimento delle polveri e del rumore. Mediante il riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione è possibile produrre un materiale che può sostituire la materia prima vergine almeno per gli usi meno nobili quali la realizzazione di sottofondi stradali, sottofondi per capannoni industriali, sovrastruttura stradale e recupero ambientale ossia per la restituzione di aree degradate ad usi produttivi o sociali attraverso rimodellamenti morfologici.


I frantoi fissi e semoventi


Gli impianti fissi di trattamento e riciclaggio, questi vengono oggi progettati adottando soluzioni molto avanzate dal punto di vista tecnologico e sono perciò in grado di garantire un materiale inerte in uscita omogeneo e controllato da un punto di vista granulometrico, totalmente privo di componenti non inerti e che quindi può essere destinato al reimpiego in svariate applicazioni, in particolare per sottofondi e riempimenti. Questa tipologia impiantistica è di norma caratterizzata da soluzioni standard per le fasi di frantumazione, vagliatura e deferrizzazione, mentre la fase di selezione della frazione leggera risulta particolarmente diversificata a seconda del livello di riciclaggio che si intende perseguire. I gruppi semoventi, ispirati ai tradizionali impianti di frantumazione di inerti da cava, consentono principalmente la riduzione volumetrica dei singoli elementi immessi nell’impianto, ma grazie a opportuni equipaggiamenti opzionali possono garantire anche un adeguato assortimento granulometrico dei materiali in uscita al trattamento, e l’eliminazione delle frazioni non inerti. Una tale tipologia impiantistica offre come vantaggio la possibilità di abbattere eventuali costi di trasporto nel caso di riutilizzo in loco del materiale da destinare a frantumazione, operazione che comunque richiede una opportuna valutazione delle caratteristiche dei materiali stessi al fine di una loro reintegrazione nei cicli di produzione.


La benna per il riciclaggio


Il trattamento in sito dei materiali di risulta in termini di risparmio sui costi di conferimento in discarica e possibilità di un loro riutilizzo diretto in cantiere ha garantito un booster anche a quelle attrezzature in grado di demolire e al tempo stesso garantire una prima azione selettiva sulle macerie. Ci riferiamo alle benne frantumatrici, attachment idraulici tipicamente alimentati da escavatori nei modelli di taglia maggiore, ma anche agli skid loader appartenenti al segmento più leggero che, pur a fronte di una produttività oraria sicuramente inferiore e dei limiti nella pezzatura e tipologia del materiale trattabile, offrono parte apprezzabili vantaggi. In primo luogo in termini di praticità, in quanto possono essere gestiti come qualsiasi altra attrezzatura installabile su una macchina operatrice; ma si tratta di soluzioni valide anche sotto il profilo della flessibilità d’uso e gestione, in quanto consentono con pochi accorgimenti di variare la granulometria degli inerti ottenibili, e l’agevole sostituzione dei componenti soggetti a usura.

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